Tomasi, L. Tools for woodland management in a close-to-nature silviculture system: fine-scale breeding habitat selection of the black woodpecker (Dryocopus martius, L. 1758).

Laura Tomasi

Tools for woodland management in a close-to-nature silviculture system: fine-scale breeding habitat selection of the black woodpecker (Dryocopus martius, L. 1758).

Rel. Giuseppe Bogliani, Simone Tenan, Luigi Marchesi. Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Natura, A.A. 2018/2019.

In collaborazione con MUSE Museo delle Scienze di Trento.

 

 

 

Abstract

Negli ultimi decenni si è diffusa in Europa una nuova consapevolezza riguardo l’importanza della biodiversità a livello forestale e del rapporto di quest’ultima con le necessità economiche dell’uomo. La definizione di “selvicoltura naturalistica” racchiude l’idea di una gestione forestale che tenti di raggiungere un compromesso sostenibile tra questi due fattori. Questa pratica si basa non più solamente sui calcoli relativi alla quantità di legname e di altre risorse necessarie allo svolgimento delle attività umane, ma anche sulla conoscenza dei punti chiave di biodiversità a livello generale e locale e sul tentativo di bilanciare gli aspetti conservazionistici ed economici. Questo studio si propone di fornire informazioni che servano ad ottimizzare il concetto e le azioni concrete di selvicoltura naturalistica in un ecosistema forestale di tipo alpino. Le cavità di picchio nero hanno dimostrato di costituire uno dei più importanti microhabitat forestali del Paleartico, poiché forniscono cibo, riparo e habitat riproduttivo adatto a numerose specie, dai funghi agli insetti, ai mammiferi di media taglia. Il mio tentativo è quello di definire le specifiche caratteristiche che rendono una pianta idonea per essere scelta dal picchio nero come sito di nidificazione. Una volta in grado di riconoscere con sicurezza una potenziale pianta-nido, questa può essere esclusa dai piani di taglio forestale e lasciata intatta, perché possa essere eventualmente occupata dal Picchio nero e trasformata nell’hotspot di biodiversità che si è tentato di conservare. Dalle analisi sono emersi i seguenti risultati principali: – Il picchio nero in Trentino nidifica soprattutto su faggio e abete bianco, che sono tra le specie più abbondanti nelle foreste alpine. – In tutte le aree del campione, il picchio tende a selezionare l’albero più alto, più grosso e con i primi rami più in alto tra tutte le piante disponibili. – Gli alberi con cavità di picchio nero tendono ad essere i più isolati in ogni area campionata; questa condizione è favorita nei boschi di conifere dall’attuale sistema di gestione, che prevede il taglio di piccoli gruppi di piante, creando così piccole radure tra gli alberi. – Mentre nelle faggete si conferma un trend positivo, con livelli di rinnovazione del faggio ottimali, la situazione dell’abete bianco appare preoccupante: la rinnovazione naturale è bassa e apparentemente rimpiazzata dall’abete rosso; le pratiche di taglio sembrano quindi non essere sostenute da un tasso di rinnovazione adeguato.

Parole Chiave

Agenda 2030, gestione forestale, sostenibilità, biodiversità.