Papetti, C. Monitoraggio dell’habitat 4030 ‟lande secche europee” della direttiva 1992/43/cee nella pianura padana occidentale.

Cristiano Papetti

Monitoraggio dell’habitat 4030 ‟lande secche europee” della direttiva 1992/43/cee nella pianura padana occidentale.

Rel. Silvia Assini. Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, Corso di Laurea magistrale in Scienze della Natura, A.A. 2017/2018.

 

 

 

Abstract

L’Habitat 4030 ‟Lande secche europee” comprendente gli ambienti di brughiera; è inserito all’interno della Direttiva Habitat, strumento per la conservazione della biodiversità in Europa. La direttiva obbliga gli Stati Membri ad effettuare ogni 6 anni un monitoraggio; l’Italia ha recepito il trattato e ha redatto il ‟Manuale per il Monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario”. Seppur detto habitat abbia un’ampia distribuzione nelle pianure dell’Europa occidentale, in Italia le brughiere presentano un’estensione ridotta e rappresentano un avamposto isolato a sud delle Alpi. Lo scopo della presente tesi è il monitoraggio di questo habitat, considerando sia la componente crittogamica sia la componente vascolare al fine di averne una maggiore conoscenza nella Pianura Padana occidentale. Per la raccolta dei dati vegetazionali sono state seguite le indicazione contenute all’interno del Manuale di monitoraggio. Sulla base dei 114 rilievi sono state realizzate analisi statistiche che hanno rapportato la copertura e la ricchezza specifica con le 4 Macroaree e i 2 tipi di substrato presenti nell’area di studio. Le analisi statistiche utilizzate sono stati Test di Kruskal-Wallis, NMDS, NP-MANOVA e INDVAL adottando un approccio multitaxon (licheni, muschi e piante vascolari) per testare eventuali differenze significative. I risultati di queste analisi mettono in evidenza che i substrati sabbiosi sono i più ricchi di specie crittogamiche a differenza dei substrati argillosi; questi ultimi tuttavia sono più ricchi di specie vascolari rispetto ai substrati sabbiosi. La Macroarea Baragge risulta la più ricca di specie vascolari, mentre la Macroarea Ticino risulta più ricca di specie crittogamiche; per entrambe le componenti vegetazionali (copertura e ricchezza specifica) la Macroarea Groane risulta la più povera giocando un ruolo trascurabile ai fini della conservazione. Purtroppo, nonostante siano state istituite della aree protette, questo ambiente sta subendo una drastica riduzione soprattutto per azioni legate all’attività antropica come la costruzione di infrastrutture o per l’assenza di manutenzione che ha portato all’evoluzione del calluneto in stadi di bosco maturo. Va poi riservata attenzione alle specie alloctone invasive Dicanthelium acuminatum, Prunus serotina, Robinia pseudoacacia e Campylopus introflexus che costituiscono un’ulteriore minaccia alla biodiversità.

Parole Chiave

Habitat 4030, biodiversità, monitoraggio, conservazione.