
Come adattarsi al cambiamento climatico? Quali strategie e iniziative possono rendere le nostre città più resilienti? Queste sono alcune delle domande che hanno animato il Think Tank “Building resilience to climate change within cities and communities”, organizzato giovedì 27 febbraio negli spazi del Kirolab San Felice presso l’Università di Pavia.
Organizzato nell’ambito dell’Alleanza universitaria europea EC2U – European Campus of City-Universities, l’evento nasce come occasione per incoraggiare l’interesse e il confronto su tematiche di grande attualità e trovare risposte concrete, attraverso il dialogo tra le Università e diversi stakeholder locali. Ricercatori, istituzioni pubbliche, associazioni, cittadini e studenti possono partecipare proponendo spunti di riflessione, esempi virtuosi, sfide da cogliere e iniziative con ricadute concrete a favore della comunità.
Come spiega il prof. Marco Morandotti, promotore e moderatore dell’evento, «Il cambiamento climatico è ormai un’evidente realtà in atto: più che contrastarlo, oggi la priorità è rendere le nostre comunità più resilienti e capaci di adattarsi ai suoi impatti. La parola chiave dell’evento odierno è appunto “resilienza”, ovvero la capacità di adattamento dell’ecosistema ai cambiamenti. L’Alleanza EC2U, attraverso il Virtual Institute for Sustainable Cities and Communities e le numerose azioni legate all’obiettivo di sviluppo sostenibile di riferimento (SDG #11), lavora per progettare città e comunità sostenibili, trasformando spazi esistenti in risorse per il futuro».
Renata Morbiducci, docente ordinaria di Architettura Tecnica all’Università di Genova e keynote speaker dell’evento, ha ripercorso i lavori della COP21, soffermandosi sulle crisi affrontate nella fase conclusiva. Ha inoltre evidenziato l’impatto fortemente negativo del settore delle costruzioni sui cambiamenti climatici, sottolineando come vi sia un ampio margine di miglioramento, sia nelle città che nelle aree rurali. Ha quindi invitato a sfruttare i megatrend dell’innovazione per promuovere una progettazione sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il dibattito si è animato con gli interventi dei panelist presenti. Andrea Zatti (Referente tecnico del Rettore per la sostenibilità e rappresentante dell’OSA – Office for Sustainable Actions) ha ricordato i tre pilastri della mobilità sostenibile: avoid, shift, improve. «Siamo ancora un sistema auto-centrico – ha osservato – finora, gli sforzi si sono concentrati principalmente sul miglioramento tecnologico, come la sostituzione dei materiali di produzione e l’uso di combustibili alternativi. C’è ancora molto da fare in termini di riqualificazione urbana e pianificazione, così come nella ridefinizione dei valori che devono guidare la transizione verso un nuovo modello di città, coerente con gli strumenti a nostra disposizione».
Roberto De Lotto (ingegnere, professore associato di Urbanistica presso UniPv e Direttore di UPLab) ha affrontato il concetto di “decrescita felice”, evidenziando il ruolo chiave dell’urbanistica nel supportare decisioni politiche informate per una visione di medio-lungo termine. Ha citato il Progetto Horizon ReGeneration, promosso dall’Unione Europea, che prevede la valutazione delle scelte urbanistiche in termini di miglioramento ambientale e benessere della popolazione.
Carlo Berizzi (Professore associato di Progettazione Architettonica all’Università di Pavia, esperto di sostenibilità e spazi pubblici e coordinatore assieme a Marco Morandotti della linea 4 del progetto DORIAN) ha approfondito la questione degli spazi aperti nei centri storici. «Le nostre città, soprattutto quelle italiane, sono nate con un’innata resilienza e sostenibilità», ha spiegato. «Tuttavia, la modernità ha sacrificato il valore dello spazio aperto a favore della mobilità, adottando soluzioni rigide per singoli problemi a scapito del rapporto uomo-natura. Per mitigare i cambiamenti climatici è essenziale ripristinare i cicli naturali complessi, partendo da una progettazione urbana resiliente e rispettosa degli obiettivi di sviluppo sostenibile».
Davide Barbieri (Responsabile dell’Area Relazioni Internazionali di UniPv e rappresentante di PlasticFree Pavia) ha presentato le attività dell’associazione, tra cui l’analisi degli effetti della plastica a livello territoriale, il suo impatto ambientale alle conseguenze sulla catena alimentare. Ha evidenziato l’importanza di una rete collaborativa tra terzo settore e istituzioni per sensibilizzare la popolazione, promuovendo il corretto smaltimento e il riuso di questo materiale che, se ben gestito, può trasformarsi in una risorsa preziosa.
Sul tema della sostenibilità è intervenuto anche Lorenzo Goppa (Assessore del Comune di Pavia con delega all’Ambiente, Sostenibilità, Transizione ecologica e Politiche energetiche). Ha ricordato le iniziative virtuose messe in atto in città: dalla creazione di infrastrutture verdi per ridurre le isole di calore e migliorare la qualità dell’aria, alla naturalizzazione del fiume Ticino, fino agli interventi per la mobilità sostenibile, la gestione dei rifiuti e l’efficientamento energetico. Goppa ha sottolineato l’importanza di coinvolgere attivamente i cittadini attraverso assemblee per il clima e comitati di quartiere, affinché le azioni adottate abbiano un impatto concreto sulla qualità della vita urbana.
Eleonora Maria Faga (studentessa dell’Università di Pavia e rappresentante RSU nell’OSA – Office for Sustainable Actions) ha posto l’accento su una delle principali criticità della società contemporanea: l’individualismo. «Possiamo superarlo promuovendo la cittadinanza attiva, sia a livello istituzionale che informale», ha affermato, evidenziando come la creazione di sinergie tra diverse realtà e la promozione di eventi di sensibilizzazione possano rafforzare il senso di comunità. A questo proposito, ha menzionato l’Alleanza EC2U come uno strumento efficace per coinvolgere studenti e partner con esperienze e competenze differenti, favorendo azioni congiunte a beneficio del territorio.
In chiusura, Renata Morbiducci ha ribadito l’importanza del fare rete per affrontare le sfide attuali con un approccio integrato, su scala locale, nazionale e internazionale. Come ha ricordato il prof. Morandotti: «Il fattore umano è la risorsa più preziosa con cui possiamo agire».
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